Kent Haruf – Benedizione / Canto della pianura

22 Apr

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Ho cercato a lungo le parole per descrivere i due libri di Kent Haruf che ho letto finora. Talmente a lungo che ho finito il secondo da quasi un mese e ancora non sono riuscita a parlarne. È una faccenda complicata, perché lui le parole le sceglie attentamente, non ce n’è mai una di troppo né una che strida o che risulti trita. La sua è una scrittura limpida, semplice, e proprio per questo incredibilmente potente. Mette a nudo senza giudicare, sviscera senza spiegare, mostra semplicemente la verità della vita.

Benedizione e Canto della pianura, i primi due volumi della trilogia di Holt (il terzo, Crepuscolo, esce il 12 maggio e io non vedo l’ora di averlo), sono accomunati da questo stile che può sembrare lento o persino noioso, se siete il tipo di persona che cerca l’azione a tutti i costi. Io preferisco un bel racconto, di quelli pacati che però ti scavano dentro.

Il protagonista di Benedizione è Dad Lewis, un uomo in fin di vita. Come l’Olive Kitteridge di Elizabeth Strout, non è un personaggio amabile: ha fatto soffrire molto il figlio, non è mai riuscito a comprenderlo né a perdonarlo, e spesso appare duro, chiuso, arroccato sulle sue posizioni di anziano testardo. Eppure ha i suoi momenti di dolcezza, di commozione, anche di debolezza, se vogliamo. Le persone che lo circondano non lo amano perché è buono, ma perché è umano, perché è il loro padre, marito, capo, vicino di casa.

A volte non è facile amare chi ci sta sempre accanto e talvolta ci fa innervosire, ci soffoca o compie azioni che ci paiono profondamente ingiuste. Lo stesso vale anche per John Wesley, il figlio del reverendo Lyle, che a Holt non si trova affatto bene e vorrebbe solo tornarsene a Denver. Le parole del padre gli danno il voltastomaco, si sente del tutto incompreso e inascoltato. È un libro sulle rotture, sugli abbandoni, sugli addii. Su quello strappo terribile che percepiamo con tutti i nostri sensi quando ci separiamo da chi amiamo.

Il passato perseguita Dad nei suoi ultimi giorni: le ingiustizie che ha commesso, i giorni calmi passati nella sua ferramenta, l’amore che ha dato e ricevuto e quello che non saputo dare né ricevere. Accanto a lui ci sono la moglie Mary e la figlia Lorraine, più qualche anziana vicina e una bambina, raccolte a dargli l’ultimo addio.

In Canto della pianura, invece, si parla di inizi anziché di fini, e non c’è un vero e proprio protagonista: tutti i personaggi principali sono ugualmente intensi. C’è Victoria, che a sedici anni scopre di essere incinta e viene cacciata di casa dalla madre. Ci sono i piccoli Ike e Bobby, che vivono con il padre Tom perché la madre si è allontanata. Ma soprattutto ci sono i meravigliosi fratelli McPheron, due anziani scapoli incalliti che accoglieranno Victoria pur non avendo nessuna idea di come comportarsi con lei e che finiranno per trattarla con quella dolcezza tipica dei vecchi timidi e scorbutici, poco avvezzi ai contatti umani.

È un libro autunnale, che mostra la bellezza e l’eleganza dei piccoli gesti (a questo proposito, vi rimando a una meravigliosa analisi di Giacomo Verri su Nazione Indiana) e che a poco a poco tesse le fila di una vicenda in cui tutti i personaggi finiscono per convergere in un’unica storia, grazie soprattutto alla presenza di Maggie Jones, donna forte e con le idee molto chiare.

I libri di Haruf sono stati spesso paragonati a Stoner di Williams, ma sia Benedizione sia Canto della pianura a me hanno ricordato più i romanzi di Wendell Berry, popolati da persone semplici ma non per questo poco complesse.

Talvolta, leggendo Haruf, si ha la sensazione di guardare un film di quelli con pochi dialoghi essenziali e una fotografia eccezionale. Ma un film perderebbe forse la potenza delle descrizioni, dei piccoli dettagli che sono la vera forza di questi libri di cui sarebbe impossibile fare un distillato (ed è una bellissima cosa).

Io sono rimasta conquistata fin dalle primissime pagine di entrambi questi libri essenziali. Se volete fare un viaggio nella periferia americana, sedervi su una veranda, lasciarvi cullare dal vento e ascoltare un silenzio carico di storie e di significati, Holt è il posto giusto per voi. Io vi regalo la porta d’entrata a Canto della pianura:

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Kent Haruf, Benedizione e Canto della pianura
titoli originali: Benediction e Plainsong

traduzione di Fabio Cremonesi
NNEditore, 2015
Benedizione: 280 pagine, 17€ Acquista su Amazon
Canto della pianura: 304 pagine, 18€ Acquista su Amazon

 

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